Frà Dolcino

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Intorno a questo personaggio, eretico, condannato a morte e giustiziato dopo aver assistito al rogo della sua compagna, la bellissima Margherita, aleggia un alone misterioso; le notizie tramandate a noi arrivano tutte dai suoi avversari, per cui non si ha la certezza circa la loro attendibilità. Frà Dolcino (forse Frà da fratello, non si sa se avesse preso i voti), aderì alla setta degli Apostolici, schierandosi apertamente contro il Papa Bonifacio VIII e contro la chiesa di Roma. Incominciò a predicare nella zona di Arco di Trento; dotato di una forte fascino e di una notevole capacità di comunicazione, si spostò nel Bresciano, accrebbe i suoi seguaci ed arrivò in Valsesia, con l'intento di creare qui una zona franca allargando la sua comunità. All'inizio fu aiutato dalla popolazione, che sperava in un riscatto da una vita durissima, poi, abbandonato da tutti, dai potenti che gli erano stati alleati per un certo periodo, e dai valligiani, stanchi delle continue razzie, si spostò nel Biellese, rifugiandosi sul Monte Rubello con i suoi seguaci. Contro di lui si scatenò una vera e propria crociata, capitanata dal vescovo di Vercelli, che coinvolse anche truppe del novarese; Frà Dolcino ed i suoi furono assediati, fatti prigionieri e messi a morte.