Passo Poia

Ritratto di francorino
francorino
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Quota di partenza: 
1 170 m
Quota di arrivo: 
2 775 m
Dislivello: 
1 605 m
Tempo di salita o complessivo*: 
5h30'
Tempo di discesa: 
4h30'

Introduzione

Escursione abbastanza lunga da richiedere un buon allenamento ed una buona assuefazione a camminare in alta quota ed a superare notevoli dislivelli.

Descrizione

Quando la strada per malga Lincino è percorribile si può proseguire, dopo la Rasega in auto, fino alla malga stessa (la strada è stretta, ha alcuni tornanti critici, ma asfaltata e con pendenze non eccessive); si risparmiano circa 50 minuti di cammino a piedi. Andando a piedi dalla Rasega, si segue la carreggiabile fino alla malga Lincino quindi si prosegue sulla destra lungo il sentiero ben segnalato.
Il tratto iniziale, dopo i primi due tornanti, può essere percorso anche sul sentiero (poco segnalato) che si trova sulla nostra sinistra, transita a ridosso della montagna e sbuca sulla strada in corrispondenza della "Stella Alpina". Proseguendo sulla carreggiabile, si transita presso la malga "Le Crüste". Successivamente si raggiunge la località "Morcc de Töle" dove c'e una Santella che ricorda un tragico avvenimento dei primi dell'ottocento: una slavina investì ed uccise un numeroso gruppo di giovanissimi che si recavano "per isiga".

24 Aprile 1804 - dal libro dei morti della parrocchia di Valle:
Oltre i molti che furono in grave pericolo restarono sotto la valanga sepolti i qui noti:
- Giovanni Battista figlio di G. Paini anni 23.
- Maria Caterina di Giacomo Pasinetti anni 17.
- Maria di Bortolo Tosini anni 14.
- Lucia del fu Bortolo Bonomelli anni 22.
- Domenica di Francesco Spinardi anni 17
.”

Andare “per isiga” voleva dire andare con una gerla, sui pendii della montagna, anche in posti molto ripidi, a raccogliere erba (l'isiga è un'erba caratteristica per essere filiforme e resistente allo strappo), portarla a casa o nella cascina per alimentare il bestiame, in quanto non avevano sufficienti prati per coltivare il fieno. Era un lavoro particolarmente faticoso oltre che pericoloso, che svolgevano prevalentemente i giovani. Immediatamente più a monte (visibile per la staccionata di protezione ora in opera) è rimasta la testimonianza di un forno per la fabbricazione della calce viva: la zona è caratterizzata dalla presenza di rocce calcaree e rientra in quella fascia che dalla Concarena, attraverso il Colombé, ed il Lincino e si estende fino al Baitone. Questo forno è conservato integro in quanto venne utilizzato anche in tempi molto recenti (anni quaranta).
Si raggiunge quindi la malga Lincino e al primo tornante si segue il sentiero che parte sulla nostra destra, e si affronta la "müla", in un'ora circa si arriva in Adamé. Sul sentiero pianeggiante immediatamente dopo l'incrocio col sentiero in salita vi è un cippo a ricordo di quattro ragazzi rimasti vittime di una slavina sul canalino del Castellaccio. Noi andiamo a sinistra; siamo quindi arrivati in Adamé, ecco le opere idrauliche di captazione ed il rifugio. Proseguiamo sul sentiero lasciando il torrente alla nostra destra; fino alla malga è praticamente pianeggiante, poi sale per superare un lieve gradino glaciale. Dopo il primo gradino, segue un secondo, quindi si arriva ad una nuova zona pianeggiante, questa volta molto estesa. A questo punto risulta visibile la Baita Adamé, in fondo, dove la valle piega sulla nostra sinistra. Si vedono, a sinistra, due "casine di mezzo" e a destra la baita Adamé del CAI Cedegolo. Dal rifugio fino alla Baita, in condizioni normali si impiega circa un'ora.
Si prosegue sempre in sponda orografica destra, il sentiero transita in fregio al torrente, in vista di un enorme masso erratico posto sul fondo valle (Cùal del manzuler ) - a dieci minuti di cammino dalla baita Adamé, si seguono le indicazioni deviando a sinistra. (sentiero[1]). Si sale lungo un conoide inerbito, a tratti a zig-zag, a tratti in ripida salita lungo la linea di massima pendenza. Ad un certo punto si deve superare un gradone glaciale, quindi, dopo un tratto molto pendente si sbuca in una zona con grossa morena affiorante, a questo punto è visibile lo stretto intaglio tra la cima di Poia e di Frampola. Si risale il canale che nel frattempo si è fatto più ripido e stretto e finalmente si raggiunge il passo.
La vista sulla val Salarno è stupenda!
Siamo di fronte al corno Miller, del quale possiamo ammirare le lucide pareti verticali di granito, alla vedretta di Salarno col suo ghiacciaio, al percorso dal fondo valle di Salarno fino al passo Salarno, nonché al Corno e Cornetto di Salarno.