Vecchie frazioni di Morbegno

Ritratto di Cai56
Cai56
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Quota di partenza: 
240 m
Quota di arrivo: 
586 m
Dislivello: 
346 m

Introduzione

Gita fattibile tutto l'anno, ma fastidiosa per il caldo nella stagione estiva. Non ha una meta culminante, ma vale la pena di essere percorsa per il fatto che ricalca antiche vie di accesso a contrade isolate nei boschi, fra segni in via di scomparsa del lavoro dei contadini di molte generazioni. Se la giornata è limpida il panorama sulla Bassa Valtellina è amplissimo; se il terreno è coperto da neve umida (vedi la quota) è necessario fare attenzione in qualche passaggio.

Descrizione

Dal parcheggio si prosegue lungo la via fino ad arrivare contro la montagna in corrispondenza di un muro di sostegno inglobante una cappelletta; si volta a destra verso il centro: si passa accanto ad una chiesa e, poco prima di una fontana, si imbocca un cortile sulla sinistra; in fondo, su di un muro, la scritta "Porcìdo" indica l'inizio del ripido sentiero. La traccia, fra terrazzamenti coltivati a vite e ortaggi, alterna tratti in semipiano lungo i muri di sostegno a rampe di scale di collegamento fra i vari livelli. Si incontrano ruderi di rustici, a testimonianza del fatto che fino a qualche decennio addietro tutto il versante era abitato per lo sfruttamento a scopo alimentare. Per un breve tratto il sentiero deve adattarsi alla recentissima costruzione di una rete para massi (frana del 2007), poi riprende a salire nel bosco misto di latifoglie adattato a temperature mediterranee (prevalenza di castagno, rovere, erica arborea e ginestre). Si affronta l'attraversamento di una ripida fascia rocciosa, dove il sentiero, mantenendo le stesse caratteristiche di alternanza altimetrica, sfrutta una serie di cenge su terreno talora di dubbia consistenza e stabilità. Terminato questo tratto e abbandonate le sue vacillanti protezioni a valle, si sbuca su di un panoramico terrazzo erboso, che precede nuovi terrazzamenti - adesso più pianeggianti - all'ingresso dell'agglomerato di baite di Porcìdo. Si tratta di una contrada attualmente abitata in modo saltuario, per i week end e le vacanze e per accudire poche pecore stanziali. Incontriamo un sentiero e lo percorriamo verso destra, in lieve discesa fra le costruzioni più o meno restaurate, passando accanto alla chiesa, fino alla segnalazione "Desco". Il sentiero inizia a scendere molto evidente fra i muretti, ma appena arriva ai prati tende a perdersi fra erba e rovi: qualche vecchia segnalazione sui tronchi aiuta a mantenere la direzione. Anche qui si procede sui resti di terrazzamenti, ma le condizioni delle scalinate di collegamento sono veramente precarie ed insidiose; gradualmente il sentiero tende a sinistra, a sfruttare per i ripidi tornanti di discesa un canalone boscoso dove il percorso venne creato in parte artificialmente, fra scalinate sospese e terrapieni di sostegno. Il crollo di alcuni castagni secolari e la presenza di micro frane non inducono all'ottimismo sulla percorribilità a lungo termine di questo tracciato. - Una variante nella parte alta del canalone è ormai invasa dai rovi ed inaccessibile - Nella parte bassa il canalone si allarga ed il sentiero, di nuovo verso sinistra, si allontana dalle zone ripide e percorrendo antiche frane di piccoli sassi si dirige in un'area di bosco più umido, sulle tracce di una vecchia pista di servizio ai muri para massi posti a protezione della frazione di Desco. In breve si raggiunge il paesino e lungo la strada asfaltata - verso destra - ai piedi del versante appena percorso si torna a Panìga.

Autore

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