Giusto Gervasutti

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Ritratto di maurizio
maurizio

Niente fremiti di gioia. Niente ebbrezza della vittoria. La meta raggiunta è già superata. Direi quasi un senso di amarezza per il sogno diventato realtà. Credo che sarebbe molto più bello poter desiderare per tutta la vita qualcosa, lottare continuamente per raggiungerla e non ottenerla mai. Ma anche questo non è che un altro episodio. Sceso a valle cercherò subito un'altra meta. Se non esisterà la creerò».

Il 16 settembre 1946 è con Giuseppe Gagliardone sulla cresta orientale del Mont Blanc du Tacul: abbandonano la salita e cominciano la discesa in corda doppia. Come più volte gli era successo nel bel mezzo di momenti drammatici la corda non si riesce a recuperare: bisogna risalire a disincagliarla. «Sembra impossibile, ma in quasi tutte le salite dove ci sono corde doppie difficili, a me succede che, almeno una volta, la corda resta bloccata in alto. Così mi accadde sulla Cima De Gasperi, al Pic Adolphe da Sud, sulla Nord delle Jorasses, e potrei continuare. In buona parte c'entra anche la negligenza, ma ci deve essere anche il mio solito amico "caso" che, al momento opportuno, mi da una pestatina ai piedi». Dall'alto il fortissimo chiede al compagno di preparare tutti i chiodi per accelerare le operazioni di discesa e, mentre costui si china sul sacco, riesce appena a vederlo quando già sta scivolando sulle placche alla sua sinistra, con l'ultimo pezzo di corda che si sfila dall'anello.