Gilliarey

Ritratto di gian
gian
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Quota di partenza: 
1 100 m
Quota di arrivo: 
2 174 m
Dislivello: 
1 074 m
Tempo di salita o complessivo*: 
2h30'
Tempo di discesa: 
1h45'

Introduzione

Un’escursione alla scoperta del villaggio abbandonato di Levaz con arrivo all’eccezionale belvedere di Gilliarey.

Descrizione

Percorrendo la strada regionale per Cervinia in direzione di Valtournenche, a 200m dalla galleria paramassi di Fiernaz, si lascia l'auto sulla sinistra, nel piccolo parcheggio ricavato quasi sul bordo del torrente. Fatti pochi passi lungo la strada regionale all’altezza della prima casa di Buisson, sopra la strada per Cervinia, si imbocca la trattorabile che sale tra i prati e dopo circa tre minuti si arriva alla pista che segue il vallo posto a protezione del villaggio. La si segue per poche decine di passi verso sinistra fino ad incontrare il sentiero che sale sul vallo, lo si percorre fino a raggiungere l’ometto e si scende dall'altra parte entrando nel bosco alla destra di un piccolo masso infisso nel terreno in posizione verticale.
Si prosegue lungo il sentiero in mezzo alla vegetazione intricata e dopo circa ¼ d'ora si trova sulla destra il moncone di un larice spezzato da una intensa nevicata. Continuando lungo il sentiero si trova sulla sinistra il bollino (7) tracciato su un masso con a destra un gruppetto di piccoli abeti. A circa mezz’ora dalla partenza si attraversa un tratto di bosco tappezzato di edera, alla base di una parete rocciosa da cui ci si allontana sulla sinistra. Poco più avanti si incrocia il sentiero che sale da Fiernaz (non transitabile al momento).
Si sale ancora uscendo dal bosco, fino a giungere ad un cucuzzolo che domina la piana di Antey. Si osservano dall’altra parte della valle i villaggi di Chamois, e vicino al sentiero un bel tappeto di uva ursina, alcuni larici, del ginepro. Ci si trova a questo punto a circa metà del dislivello che separa il villaggio di Levaz dalla partenza, proseguendo lungo il sentiero occorre prestare un poco di attenzione a dove si cammina perché qui inizia la zona ricca di rettili che circonda il villaggio abbandonato.
La salita prosegue a zig-zag tra le erbe secche, e si passa dopo una decina di minuti, sotto un esile gruppo di latifoglie che crescono stentatamente sul pendio arido. Ancora 10 minuti e si attraversa un gruppo di alberi più consistente nel quale spicca un esemplare di larice particolarmente bello. A lato del sentiero una piccola sorgente fornisce l'acqua necessaria allo sviluppo delle piante che la circondano. Poco dopo si arriva ai piedi dello sperone roccioso che sostiene i pascoli di Levaz, si trova a lato del sentiero un asse che fa da panca e fissati alla parete rocciosa due piccoli oratori in legno con la Madonna e Gesù Bambino: è consigliabile non sostare a lungo in questo punto per il pericolo di caduta sassi. Si continua lungo il sentiero fino a raggiungere un breve tratto di recinzione in legno al termine della quale inizia il pianoro di Levaz. Da questo punto si gode uno splendido panorama sulla piana di Antey con a sud, in lontananza, la Cima Nera, guardando verso l'alta Valtournenche si vede il panettone della Roisetta, le piramidi del Grand e Petit Tournalin, la chiesetta di Chamois, il monte Tantané e, dietro il bosco fitto di larici che separa Chamois da La Magdeleine, si scorge in lontananza la vetta dello Zerbion con il puntino bianco della statua della Madonna.
Ancora pochi passi e si arriva al Il villaggio di Levaz, abbandonato ormai da decenni, che ospitava in estate numerose famiglie di Antey. Il tempo non ha intaccato il fascino di queste case, addossate le une alle altre, con le caratteristiche murature che alternano la pietra a secco ai travi in legno. Numerosi tetti sono coperti da assi di larice a causa della carenza di lose, le lastre di pietra che vengono comunemente adoperate in Valle d'Aosta come copertura dei tetti. Nelle case si trovano ancora qua e là le cose lasciate dagli abitanti scesi al fondovalle per l’ultima volta. Sono rimaste per anni in paziente attesa dei loro legittimi proprietari, una cassapanca, il tavolo, un paio di scarpe, la stufa a legna che per anni ha cotto il cibo di grandi e piccini. Con questi oggetti sotto gli occhi è facile immaginare il fervore di attività che animava questo villaggio riscaldato dal sole dal primo mattino al pomeriggio inoltrato. Ora è tutto silenzio a Levaz, interrotto solo dagli zoccoli di qualche camoscio o dal fruscio delle serpi.
Per raggiungere la cappella di Gilliarey si attraversa il villaggio seguendo le frecce gialle del segnavia e si imbocca il sentiero che dopo una curva a gomito prende quota sopra le case. Si incontrano i primi ampi tappeti di uva ursina che coprono il pendio punteggiato da rade conifere. Sulla destra i villaggi di Chamois spiccano al centro dell’anfiteatro roccioso che li circonda. Si arriva in breve ad una macchia di larici punteggiata da cespugli di rododendri, la si aggira sulla sinistra tenendosi sul crinale fino a raggiungere la sommità del vallone che offre un gradevole scorcio sui tetti di Levaz.
Dopo un breve tratto in piano, sulla sommità dello sperone che domina il villaggio il sentiero, riprende la salita zigzagando tra l’erba secca, si supera un bollino del segnavia e ci si dirige sulla sinistra verso un angusto vallone sul cui fondo la neve permane fino a primavera inoltrata. Si obliqua sulla destra risalendo il crinale, si supera un bollino segnavia all’altezza del quale voltandosi si può ammirare la mole maestosa del Tantané e sulla destra poco più in là la spalla sud ovest del Monte Zerbion. Si passa sopra un banco di roccia che affiora dal terreno su cui è stato posto un ometto, si supera un gruppo isolato di larici aiutati da alcuni gradini di pietra e poco dopo si trova su una roccia a sinistra il bollino segnavia. Si passa ai piedi di una parete scoscesa dalla quale durante il disgelo pendono grappoli di ghiaccioli e dopo aver attraversato una piccola pietraia ci si allontana verso nord incontrando i primi muri di sostegno dei pascoli di Gilliarey. Arrivati in vista della cappella si sale verso sinistra ai margini dei prati e si arriva in breve all’oratorio circondato da 12 pietre infisse nel terreno.
Dalla cappella fondata nel 1866 dal Canonico Luigi Gorret si gode un panorama unico sulla Valtournenche, lo sguardo spazia per 360 gradi dal Cervino al [[Grand Tournalin]], dal Tantané al Monte Zerbion, a sud dall’altra parte della valle la massa tozza del Barbeston e alla sulla destra la cima Nera e in lontananza la piramide del [[Mont Emilius]] che fa capolino dietro la Becca d’Aver. Poi sempre in senso orario l’antecima e il [[Mont Meabé]], la [[Cima Bianca]] e le lame aguzze della [[Punta Tsan]].

Bibliografia

Cartografia

Galleria fotografica

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