Ponte di pietra sul Buthier

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Introduzione

Descrizione

Posto a circa 147 m dal più famoso e maestoso Arco d'Augusto, questo antico ponte di fattura romana rimane un'assoluta testimonianza del fare urbanistico costruttivo del periodo imperiale (25 a.C.), data che coincide con la costruzione della città di Augusta Praetoria a seguito delle ulteriori conquiste romane.

Nascosto alla vista, dal protettivo borgo che ne trae il nome: Borgo del ponte di pietra costruito in epoca medioevale, questa stupenda opera d'arte mostra al pubblico tutta la sua bellezza, la maestosità datagli da raffinate capacità costruttive in grado di resistere alle "spire" del tempo. Pochi monumenti possono vantare così tanti secoli di vita, più di duemila anni, conservando uno stato di quasi intierezza caratterizzato da un aspetto "sano", vigoroso ed allo stesso tempo altero come tutte le grandi opere d'arte.

Ponte di pietra o Pont de Pierre, fu costruito nella parte est della città fortificata romana alfine di superare il torrente Buthier, che proveniente dalla Valpelline, qui si riuniva alla madre Dora. Così facendo, secondo i dettami costruttivi romani sempre semplici e lineari, si riuscì a mantenere rettilineo il percorso viario originario che era una parte integrante dell'antica strada detta delle "Gallie". Questa, superato il ponte, proseguiva diritto fino sotto l'Arco d'Augusto, creato e costruito come simbolo della gloria e potenza romana, continuando poi sino alla Porta Praetoria, limite dell'abitato fortificato, per diventarne poi parte integrante con il nome di Decumanus Maximo, principale arteria viaria della città.

Negli intenti costruttivi quest'opera non fu assolutamente pensata e poi realizzata come secondaria alle altre dovendo ricevere, nella sua lunga storia, il passaggio di moltitudini composte da eserciti, commercianti, cittadini. I secoli passarono e sebbene grandi furono i cambiamenti socio politici della società augustanea gli antichi monumenti continuavano a resistere al tempo sebbene molti di questi, iniziato il periodo medioevale, vennero spogliati dei loro arredi esteriori per fini costruttivi diversi quali ad esempio le torri di fortificazioni del perimetro esterno della città. Poi una catastrofe, si presume a seguito di un cataclisma avvenuta prima del XII° secolo, colpì il piccolo borgo che in breve tempo fu stravolto nell'aspetto; Il torrente Buthier, ingrossatosi nelle acque, ora scure e limacciose, modificò l'antico percorso esondando dagli argini in direzione della sua destra orografica formando così un nuovo invaso. Detriti, fango, legname furono trasportati a valle coprendo parte del borgo e tutto il ponte romano che per secoli, coperto, rimase muto ricordo di ciò che fu.. Dimenticato, nascosto alla vista, aveva perso la sua funzione originale e al suo posto, sopra al nuovo percorso torrentizio, un più sparuto ponte di legno a schiena d'asino ne aveva raccolto per sempre l'eredità. Nuovi secoli passarono e con loro altri fatti storici ma il ponte rimaneva coperto, invisibile sino a quando, nel 1862, l'architetto-archeologo Carlo Promis grande studioso di storia e arte, volendo comporre un nuovo studio sulla città romana volse il suo interesse verso il ponte. Picconi, badili carriole cominciarono l'opera di scavo tutti intenti a far riemergere l'antico cimelio da troppo tempo abbandonato. Egli lo ripulì, in parte, dalle soprastrutture realizzate nei secoli, e realizzò così il suo sogno attraverso un primo studio di massima della struttura attraverso una dettagliata descrizione tecnica con particolareggiate planimetrie. Rimase comunque un lavoro incompiuto dato che una parte dello stesso rimaneva ancora coperta. Nel 1952, completamente liberato in tutte le sue parti costitutive, il ponte tornò alla luce diventando muto ricordo di un incessante scorrere di mezzi e uomini che ora, sì lo ripercorrevano, ma non per congiungersi all'antico e glorioso percorso motivo del suo essere, ma trasformato in un camminamento all'interno del borgo che, nel frattempo, lo aveva completamente fagocitato. La costruzione, come già detto, è superba presentando un'unica arcata a sesto ribassato con luce di 17,10 m, larghezza massima di 5,95 m ed una carreggiata di soli 4,77 m. Il materiale di base è un conglomerato locale chiamato puddinga, tagliata in massi o conci di forma quadrata di grandi dimensioni prelevati direttamente in cava, prossima al luogo di costruzione.

Ora, delle sovrastrutture non rimane molto causa i molteplici furti compiuti nelle varie epoche storiche riuscendo a mostrarci, qua e là, originali conci squadrati, 31 filari dei cunei sorreggitori bicolori dell'arcata, spalle poderose e lunghe il tutto sotto una chiara pianta rettangolare d'appoggio che risulta più larga delle dimensioni dell'arcata permettendo all'opera di essere robusta ed allo stesso tempo molto gradevole alla vista. La tecnica costruttiva, evoluta e curata, l'uso dell'arco ribassato per diminuire al massimo la pendenza del piano di calpestio e la posizione dell'opera, in asse perfetto con l'Arco d'Augusto e la Porta Praetoria, secondo le ultime ricerche svolte dia nostri studiosi, suggeriscono una datazione al periodo dell'Imperatore Augusto quindi, alla costruzione di Augusta Praetoria.

Accesso stradale

Indicazioni per la visita

Bibliografia e collegamenti esterni

 

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